Il mattone, a buon diritto, può essere considerato come il primo elemento modulare prefabbricato, creato dall’uomo per le sue esigenze costruttive.
La forma, le dimensioni e il peso del mattone sono sempre stati legati alle possibilità ergonomiche e di movimentazione della mano dell’uomo; le misure e il peso dei mattoni, infatti, hanno subito nei secoli solo poche e limitate variazioni.
Le sue dimensioni, di norma, risultano essere multiple fra loro: generalmente la larghezza (chiamata “testa” nel linguaggio di cantiere) risulta essere il doppio dello spessore e, approssimativamente, la metà della lunghezza dell’elemento.
I rapporti dimensionali sono dovuti alla convenienza di ottenere spessori murari utilizzando unicamente mattoni interi.
La profondità del muro, infatti, è concepita e “misurabile” in base ad un modulo costruttivo che è proprio la larghezza o “testa” del mattone; ogni muro si presenta costruttivamente con spessori che risultano sempre multipli della testa (anche se, per esattezza, lo spessore del muro ha come modulo base la misura delle teste più gli spessori dei giunti di malta di connessione, in genere, di circa un centimetro).
La larghezza del mattone non ha superato, in genere, i 13 ^ 15 cm poiché, dovendo essere murato con un’unica mano (l’altra è impegnata nella posa in opera della malta) tale dimensione limite non ostacola la presa e il posizionamento a regola d’arte del mattone entro gli elementi di fabbrica da realizzare.
Lo stesso peso dei mattoni (in genere non maggiore dei 3 kg), che tiene conto del peso aggiuntivo sia pur temporaneo dell’acqua di imbibizione necessaria per una corretta posa in opera, è tale da non far stancare eccessivamente il muratore nelle prolungate operazioni di posa.
“Il maestro muratore – precisa Biagio Furiozzi nell’articolo dal titolo “Il significato del mattone” – deve mettere in opera qualcosa come 800 -H 1000 mattoni in una giornata di lavoro e quindi il fattore “peso e misura” diventa basilare nel processo costruttivo, che è una serie ripetuta di infiniti movimenti precisi e coordinati, tesi a realizzare la migliore produzione con il minimo sforzo.
Di conseguenza, poiché la mano aperta di un uomo può afferrare con sicurezza un oggetto largo 10 ^ 15 cm, i limiti del mattone sono subito determinati; la lunghezza, per ragioni modulari già indicate, deve essere circa il doppio della larghezza; lo spessore è in relazione al peso stesso del mattone che l’esperienza di lavoro umano ha fissato in circa 3 kg, oltre il quale l’affaticamento fa diminuire il rendimento dell’operaio.
Oltre ai mattoni interi si sono sempre usati nella realizzazione delle murature (e in particolare dei pilastri, delle pavimentazioni e dei dettagli ornamentali) anche i loro sottomultipli, prodotti appositamente dalle industrie od ottenuti per spacco (o segata) direttamente in cantiere.
Questi sottomultipli del mattone sono contrassegnati da specifiche denominazioni legate al tipo di riduzione operata rispetto al mattone intero; abbiamo così il trequarti, il mezzo o duequarti, il quarto o bernardino, il mezzo-lungo o tozzetto.